venerdì 4 maggio 2012

I calci in culo di Lippi e il diritto alla cazzata di Delio Rossi

"Se fossi il presidente manderei via subito l'allenatore, poi chiamerei i giocatori e li attaccherei tutti al muro e gli darei dei calci in culo a tutti".
Questo fu lo sfogo di Marcello Lippi, allenatore dell’Inter, dopo la sconfitta della sua squadra sul campo della Reggina, il primo ottobre del 2000.
Quell’allenatore, non era simpatico, ma era considerato un vincente.
Aveva vinto tutto con la Juventus. La stessa cosa non gli riuscì con la squadra di Milano che gli aveva dato carta bianca anche sul mercato. E dopo quella sconfitta e le dichiarazioni sopra riportate in conferenza stampa, fu(giustamente)sollevato dal suo incarico; del resto dichiarazioni disgraziate a parte, dopo più di un anno non era riuscito neanche a portare quello squadrone miliardario in Champions League.
Eppure, proprio dopo quella discutibile uscita, quell’uomo così antipatico, così borioso e pieno di sè, divenne per il popolo del pallone, più simpatico e più umano.
In fondo aveva detto quello che l’uomo della strada, anche quello che non segue il calcio, pensava da sempre: bisognerebbe prendere a calci nel sedere i calciatori viziati.
Già, e Marcello Lippi, ex calciatore di serie A e allenatore poi delle più grandi squadre italiane(con conseguente munifico stipendio), in quale categoria andava derubricato?
In quella dei ricchi allenatori viziati e cafoni almeno quanto i propri calciatori o in quella degli uomini della strada, che magari spendono la loro passione e il loro poco denaro in curva?

Oggi, più di dieci anni dopo, nello stadio della Fiorentina, si è consumato un delirio(uno degli ultimi, si spera), rispetto al quale gli sfoghi dell’ex allenatore della nazionale al Granillo di Reggio Calabria, diventano finezze.
Delio Rossi, allenatore della Fiorentina, dopo appena mezzora del primo tempo, perde in casa col Novara(già retrocesso) per due a zero, e comincia a vedere addirittura le streghe della B.
E come mossa tattica, pensa legittimamente di sostituire il bravo ma evanescente Ljajic, perché lo vede troppo indolente. Il giovane calciatore, come spesso accade ad alcuni talenti scostumati di questo sport, rientrando in panchina gli fa il verso col classico applauso ed aggiunge qualche offesa di quelle che non fan piacere sicuramente a nessuno.
Niente di nuovo, si potrebbe banalmente aggiungere.
Però stavolta, c’è qualcosa che fa(rà) scalpore. Rossi, un uomo apparentemente mite, anche nel suo aspetto fisico poco minaccioso, ha un raptus che neanche è facile da descrivere, se non ci fossero i filmati televisivi: picchia il ragazzo, che nel frattempo s’era seduto alle sue spalle, e lo fa con una violenza inaudita, sorprendendo anche tutti gli altri che condividevano la panchina. E se non lo separano, avrebbe continuato, tanto è l’impeto.
Gli arbitri neanche s’accorgono della miseria di questa scena, e quest’uomo di oltre cinquant’anni, dopo aver picchiato un ragazzo impertinente, ma neppure ventenne, conclude pure la sua gara riuscendo nell’impresa di pareggiarla con un due a due finale.
I vertici del suo club, appurato dopo l’inevitabile clamore mediatico, quanto successo, lo esonerano. E anche qui, la cosa ci sta tutta: non solo nonostante il potenziale della squadra viola, l’allenatore riminese fin da novembre ha collezionato pessimi risultati e sviluppato un cattivo gioco; ora come risultato rischia la retrocessione aggiungendo come ciliegina sulla torta, pure questa fesseria.

Ma, come succede spesso nel nostro paese, c’è un’Italia che si divide, e lo fa male.
Infatti a contrapposizione di un prevedibile e neanche tanto feroce j’accuse nei confronti della bravata di un ricco sportivo di mezz’età, arriva per lo stesso soggetto una puntuale difesa garantista da parte sempre di quell’uomo della strada, di quel popolo del pallone, che nel frattempo si è evoluto e utilizza internet e i suoi derivati a cominciare dai famigerati social network. E qui si ribalta tutto, come un po’ accadde con Lippi nel duemila, o appena una settimana fa con quei delinquenti che a Genova costringono gli scarsi giocatori che li “rappresentano” a spogliarsi della maglia(sai che sofferenza), bloccando il campionato.
Infatti per i più, Rossi diventa un martire, “uno di noi”, uno che ha fatto quello che vorrebbero fare in tanti. Perché diciamocelo, è stato provocato, Liajic è uno stronzetto che lo ha offeso(la curva della Fiorentina intanto, per non rischiare di trovarsi impreparata, lo ha già bollato come “zingaro” durante il match), e chi stigmatizza quel comportamento violento è un moralista che non ha mai giocato a pallone(l’ex calciatore Di Canio in tal senso diventa maestro di pensiero per l’occasione).
Addirittura, tra le congetture più fantasiose atte a discolpare la follia di Rossi, spuntano sui siti “apocrifi” pallonari le possibili offese che il calciatore serbo avrebbe rivolto al suo aggressore, tra cui la panzana di una fantomatica offesa a un inesistente figlio disabile dell’allenatore.
Ora, a parte il valore dell’argomento già poco consistente di suo(è solo calcio in fondo), quello che sommessamente mi chiedo è: ma possibile che anche quando qualcuno fa una cazzata enorme trova sempre tante persone(molte davvero perbene tra l’altro) pronte a giustificarlo, senza chiamare le cose per il nome che invece hanno?
Parafrasando qualcuno, mi verrebbe da urlare: ma che siamo in un film di Ugo Tognazzi?
Poi però, pensandoci bene, mi rendo conto che non è colpa di nessuno, o meglio è colpa della percezione che ognuno ha rispetto ad un episodio, importante o meno che sia.
Ognuno drammaticamente quasi, dispone di una dose di sensibilità e in proporzione di involontario qualunquismo(quasi fossero caratteristiche fisiche dalle quali non ci si può staccare), per cui avanti tutta…
Sia che muoia Andreotti, che cada il Governo, che succeda un disordine, in fondo mal che vada non hai mica espresso un’opinione di senso compiuto(magari a voce alta), …hai solo cliccato “mi piace” davanti al tuo pc.

p.s. Ricordo che alcuni mesi fa, a margine dello scempio provocato da un certo comandante di una nave da crociera, mi capitò di sentire che con lui in fondo, ce l’avevano maggiormente perché era napoletano.
Già, pensa fosse stato zingaro…


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